La sede della Provincia di Varese, Villa Recalcati, divenuta “Grande Albergo Excelsior” nel 1874, fu frequentato da personaggi di rilievo durante la “Belle Epoche” e conserva al suo interno, oltre a numerosi affreschi settecenteschi e stucchi ottocenteschi, quelli tipici di un grande albergo inizio XX° secolo.
L’architetto incaricato di ristrutturare i saloni di rappresentanza, nell’intento di rispettare e valorizzare questi aspetti architettonici, ma con l’esigenza moderna di diffondere i messaggi sonori e gestire con computer l’attività del consiglio provinciale, cercò, chi in quegli anni aveva competenza per gestire sia la parte audio sia quell’informatica, senza stravolgere la bellezza dei saloni.
La scelta dell’architetto fu quasi obbligata, perché, oltre ad essere un varesino, a dispetto della mia laurea in chimica pura, da qualche anno pubblicavo sulle principali riviste di elettronica, progetti audio e in quel periodo vendevo un computer in kit basato sul microprocessore Z80, programmabile in codice macchina e in Assembler, in grado di gestire periferiche hardware.
Non potendo deturpare l’aspetto architettonico dei saloni, cercai una soluzione compatibile alle esigenze dell’architetto che curò l’aspetto estetico delle casse acustiche, progettò il tavolo delle riunioni del consiglio provinciale definendo anche l’aspetto del contenitore dei monitor davanti ad ogni consigliere e assessore, e stabilì l’aspetto e l’ubicazione del locale della cabina di regia.
Di tutta questa parte il mio primo compito fu di cercare e disegnare, nelle cantine del palazzo, la via per far passare i cavi di collegamento tra la regia e le periferiche; assegnai anche il percorso della seconda fase del progetto che prevedeva l’installazione di telecamere comandate dalla regia per registrare l’andamento delle riunioni.
Prima di accettare l’incarico, trattandosi di un’opera pubblica, per evitare qualsiasi illazione futura, mi recai in tribunale e certificai la mia situazione patrimoniale, escludendo l’altra mia ditta, dalla fornitura del materiale; per correttezza presentai un computo preciso sui costi di realizzazione dell’opera.
Il consiglio provinciale decise di assegnare l’appalto senza una gara, ma con un sistema detto “licitazione privata”.
In pratica l’appalto fu affidato a una ditta nota per l’installazione e allestimenti di spettacoli, ma senza le competenze tecniche necessarie alla realizzazione del progetto.
Per venire in contro a queste difficoltà, presentai alla ditta appaltatrice un informatico ed un progettista elettronico.
Come direttore lavori, seguii le varie fasi della realizzazione dei manufatti.
Scartando soluzioni non conformi al capitolato o esteticamente non proponibili, mi contestarono anche il fatto che il progettista gli aveva consegnato degli schemi elettronici che non erano in grado di capire??
Qualche anno più tardi, fui convocato dal presidente della provincia, perché i fondi che avevo accuratamente preventivato, stavano finendo e la ditta appaltatrice continuava a battere cassa.
Mi chiese se con i soldi rimasti fossi stato in grado di completare il lavoro, risposi che erano sufficienti; con l’occasione si fecero spiegare in cosa consisteva l’opera.
Quando capirono che con il mio sistema memorizzava l’inizio di ogni riunione, impedendo a chi si presentava solo per il gettone di presenza e poi se ne andava, il calcolatore in regia registrava “arrivato ora x uscito ora x + 1 minuto”, così pure per le riunioni senza quorum, il computer registrava chi era effettivamente presente.
Vi ricordate i pianisti di Montecitorio…
Un assessore disse: allora così lei ci controlla? Risposi: Potete anche spegnerlo!
Decisero di rifinanziare la ditta appaltatrice.
Non mi presentai all’inaugurazione con il ministro dei lavori pubblici, perché come dissi all’architetto: non mi presto a inaugurare delle scatole vuote; funzionava solo la diffusione sonora, mentre la parte computerizzata era spenta.
Il lavoro fu osteggiato finché tangentopoli fece piazza pulita della gestione della prima repubblica.
Riccardo Monti