Maturità
ISTITUTO TECNICO PER CHIMICI TINTORI
Università
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO
LAUREA IN CHIMICA
INDIRIZZO ORGANICO_BIOLOGICO_FARMACEUTICO
Gli studi medi superiori, negli anni 60’ erano di un quinquennio.
Il primo biennio, identico per tutti gli indirizzi tecnici, comprendeva lo studio della lingua italiana, storia, matematica, fisica, chimica, inglese, diritto, disegno tecnico, e officina meccanica con l’insegnamento dell’uso della lima per squadrare i pezzi di metallo.
I tre anni successivi preparava la specializzazione lavorativa, nel mio caso con la mia propensione per la chimica, la scelta fu ovvia, scelsi l’ITIS Facchinetti di Busto Arsizio, specializzato in chimica tessile e tintoria.
Per raggiungere la scuola, un tragitto di quindici chilometri, percorribile in poco più di mezzora in bicicletta, richiedeva quasi due ore di mezzi pubblici; due treni e un autobus per andare e altrettanti per tornare.
Nella mia classe eravamo in quattordici, anche se raramente eravamo tutti presenti, mancava sempre un quartetto che preferiva giocare a carte piuttosto che seguire le lezioni.
L’istituto era sovvenzionato dalle aziende tessili e dalle tintorie della zona, e i professori, per la maggioranza consulenti o titolari di aziende, formavano e selezionavano i ragazzi; dopo l’esame di maturità c’era l’assunzione immediata, perché già formati per entrare in azienda.
Oltre agli studi di lettere, matematica, inglese, la maggior parte delle materie erano: chimica generale e chimica organica, con particolare attenzione allo studio delle sostanze che avremmo dovuto gestire nel futuro, infatti oltre all’analisi chimica qualitativa e quantitativa, c’erano le preparazione dei coloranti e delle fibre sintetiche con la sperimentazione pratica della loro preparazione, colorazione e trattamenti all’usura, nonché il riconoscimento delle fibre sintetiche e naturali al microscopio.
Quando in classe si è in pochi, la preparazione è inevitabile perché le interrogazioni sono frequenti.
All’esame di maturità presi il punteggio più alto; grazie a questo risultato ebbi la borsa di studio per l’università e, per i trent’anni successivi, ricevetti offerte di lavoro, cui non avrei potuto rispondere perché con la mia laurea in chimica non ero più idoneo alla posizione richiesta.
Gli esami da sostenere per laurearsi in “chimica pura”, erano veramente tanti.
Oltre ai laboratori, con frequenza obbligatoria, c’era l’obbligo di una tesi sperimentale, da farsi presso un laboratorio dell’Istituto di Chimica Organica, dalle nove alle diciassette, da lunedì a venerdì, della durata di un anno solare; nel mio caso da gennaio 1974 a dicembre 1974.
Dopo l’esame di laurea e l’esame di abilitazione professionale, il primo lavoro, come informatore scientifico, mi fu offerto da una piccola casa farmaceutica.
Dopo alcuni mesi di presenza sul territorio, compreso tra le provincie di Varese e Como, ricevetti l’offerta di collaborazione da parte di un importante gruppo farmaceutico internazionale; non accettai l’offerta, anzi, decisi di abbandonare quel tipo di occupazione perché volevo tornare in laboratorio!
Poco dopo, mi fu offerta la possibilità di occuparmi di fermentazione alcolica per un gruppo di produttori vinicoli che volevano mantenere costante la qualità del vino e ridurre i tempi di fermentazione dei mosti.
La mia intenzione fu di selezionare dei lieviti in grado di resistere fino a 15 gradi alcolici, capace di fermentare completamente un vino non fermentato, con una quantità di zuccheri di 220 grammi litro, mantenendo la qualità finale della fermentazione costante e riproducibile.
Il mosto, preventivamente sottoposto a pastorizzazione, per eliminare i lieviti autoctoni, non sempre utili, addizionato con i miei fermenti, permetteva di completare la fermentazione in solo tre giorni, con un’acidità volatile finale minore di 0,18 gr/L.
La mia ricerca mi portò a ottenere una fermentazione anaerobica in ambiente solfo carbonico con bassi livelli finali, di acido acetico e anidride solforosa inferiore il grammo/Litro; questi risultati, mi valsero riconoscimenti e offerte di denaro difficilmente rifiutabili da un giovane individuo, ma, la conseguenza fu che persi la possibilità di essere assunto dalla multinazionale, che vendeva i propri fermenti al costo di un milione di lire il chilo, che aveva il difetto di alzare l’acidità volatile del prodotto finale.
Fu la volontà, da parte dei titolari dell’attività, di voler impiegare un composto di sintesi, utilizzato per alzare il grado alcolico, che sottoposto ad analisi non reagiva come i normali zuccheri e il rifiuto di acquistare un gas cromatografo, che mi convinse ad abbandonare definitivamente la mia professione di chimico.
Non ho mai rivelato il mio metodo di fermentazione, che permette di ottenere, in solo tre giorni, vino di alta qualità, anche senza uva; i lieviti secchi attivi, tuttora in vendita, non sono i miei.
Nel mio tempo libero studiavo l’elettronica digitale, imparando e applicando praticamente, l’algebra di Boole; il mio primo progetto fu uno strumento in grado di misurare e visualizzare la frequenza degli impulsi collegati all’ingresso.
La mia prima applicazione industriale fu un’apparecchiatura in grado di mantenere costante i numeri di giri del macchinario utilizzato in fonderia per eliminare i residui di terra attorno ai pezzi di fusione.
Questa attività di progettazione, fu mantenuta operativa fintanto che la camera di commercio di Varese, dove mi iscrissi come ditta individuale, mi espulse, perché, secondo il loro parere, la mia era un attività professionale e non artigianale, anche se oltre a progettare, realizzavo praticamente i personal computer che rivendevo con la mia attività commerciale che avevo creato nel 1978.
quindi
Quello che mi è servito veramente negli ultimi quarant’anni, è la conoscenza della matematica e della statistica che mi hanno permesso di costruire i grafici per valutare gli acquisti per la vendita nella mia attività commerciale.
La conoscenza della fisica, e in particolare l’approccio alla programmazione Fortran delle esercitazioni di chimica fisica, oltre ad essermi stati utile per i miei progetti, mi ha permesso di affrontare l’era dei personal computer dagli albori:
1983, costruivo e vendevo i miei primi personal computer compatibili IBM.
1990, per aumentare le mie competenze nel settore CAD architettonico, ottenni le certificazioni Autodesk.
1996, mi associavo al programma “IPI”, Intel, che ho mantenuto con la qualifica “Expert”, fino all’età di sessantacinque anni.
2018, dopo aver chiuso tutte le mie attività professionali, posso continuare le mie ricerche, anche se purtroppo, non ho più un laboratorio di chimica completo di attrezzature a disposizione, perché i miei colleghi hanno cessato l’attività o sono passati a miglior vita.
Riccardo Monti