Alcuni anni fa, sull’onda della sperimentazione di Rossi, un laboratorio di chimica della mia città, mi chiese di aiutarli per riprodurre l’esperimento.
Riproposi l’esperimento in fase acquosa, meno soggetto ad esplodere, per sicurezza, l’esperimento fu fatto sotto la cappa anti esplosione.
Oltre al normale contatore Geiger, nel frattempo mi ero costruito un rivelatore specifico per i raggi gamma .
A differenza dell’esperimento precedente, dotai il pallone di reazione di un condensatore raffreddato ad acqua.
L’alimentatore, munito di voltmetro e amperometro, oltre ad un ponte di diodi in grado di sopportare correnti di 40 Ampere, fu equipaggiato di un grosso condensatore da 3300 mF a 450 Volt., raddoppiato in seguito.
elettrolita: K2CO3 0,3 M pH 11
ANODO: Acciaio Inox 316 con rete interna Acciaio Inox 316, rivestito di resina epossidica
CATODO: Bacchetta 3 mm di Tungsteno “W”
Temperatura d’inizio: 90 ° C
Alimentazione: da 80 a 300 Volt DC.
1° esperimento:
Come elettrodi utilizzammo due bacchette di tungsteno.
Sopra i 90°C, al catodo s’innesca il plasma, e l’assorbimento di corrente diminuisce, ma all’aumentare della tensione d’uscita dell’alimentatore, il calo di corrente impedì l’aumento del plasma.
II° esperimento:
potenziato l’alimentatore, raddoppiando il condensatore elettrolitico e facendo fuoriuscire l’ossigeno da un tubo di acciaio inox 316 ricoperto di vetroresina; questo per evitare che l’ossigeno prodotto rimanesse nel pallone di reazione.
in questo esperimento la formazione del plasma è migliore.
Riccardo Monti